lunedì 10 marzo 2008

NEL BOSCO / IM WALD

Nel Bosco 3


Vi è un piacere nei boschi inesplorati / e un'estasi nelle spiagge deserte, / vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; / non amo meno l'uomo ma di più la natura / dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato / per confondermi con l'universo e lì sentire / ciò che mai posso esprimere nè del tutto celare.

There is a pleasure in the pathless woods, / There is a rapture on the lonely shore, / There is society, where none intrudes, By the deep sea, and music in its roar: / I love not man the less, but Nature more, / From these our interviews, in which I steal From all I may be, or have been before, / To mingle with the Universe, and feel / What I can ne'er express, yet cannot all conceal.

(from Childe Harold's Pilgrimage, Canto iv, Verse 178. Lord G. Byron)



Questo celebre brano è tratto dal Pellegrinaggio del Cavaliere Harold, Childe Harold's Pilgrimage, un poemetto dedicato ai viaggi compiuti a più riprese da Byron in Europa e Medio Oriente. Il quarto canto è specificatamente dedicato all'Italia, dove il poeta inglese si recò per sfuggire a traversie sociali e personali che lo affliggevano in patria. Il viaggio qui lo si intende nella accezione romantica del termine, il Wanderung, peregrinazione senza mete precise, evento che trasforma l'identità interiore del viaggiatore, ponendolo al di fuori di qualsiasi inserimento in un contesto stanziale. Poiché il ritorno non è necessariamente postulato, l'errare si nutre di tappe non programmate e moltiplicabili.

Camminare in un bosco è una delle esperienze più straordinarie che possano capitare nella vita di una persona. Lasciare che siano gli scarponi a pensare, mentre l'anima e il cervello godono dello stupore e della meraviglia di chi si inoltra nella sua natura. Abbandonati i sentieri reali ci si inerpica per quelli immaginari che continuamente si trasformano con l'ombra dei colori e il silenzio dei suoni.
Silenzio non significa mancanza assoluta di suono. Chiunque sia stato in una camera anecoica sa quanto sia sgradevole e disorientante l'assenza di un rumore di fondo. Al contrario un suono sommesso, sordo come il gorgogliare di un ruscello o modulato come il canto degli uccelli, favorisce la riflessione, elimina i pensieri negativi. Figlio dei grandi spazi, questo silenzio ti permette di sentire ciò che mai si può esprimere nè del tutto celare.
Si potrebbe obbiettare che il silenzio e la solitudine possono risultare terribili, specialmente se si è malati o anziani. E' vero. Anche un bacio diventa brutale violenza se dato contro la volontà di chi lo riceve. Tutto dipende dalle condizioni con cui si compiono o si subiscono le azioni.
Talvolta, per trovare se stessi, occorrono tantissime ore di cammino.

Avevo circa sedici anni e quell'anno ero in vacanza a Soraga, insieme ad un compagno di scuola per la prima volta in montagna. Andammo in gita con la corriera al Passo di Costalunga, Karerpass, e di lì decidemmo di ritornare a piedi. Dopo poche centinaia di metri di una comoda strada, proposi di fare una scorciatoia scendendo giù per il bosco. Alla sua domanda se conoscessi bene l'itinerario da fare risposi che ero praticamente nato da quelle parti. Avrei potuto compiere il tragitto bendato senza tema di errore. Benchè fosse vero il fatto che mi arrampico per boschi dall'età di due anni, in quei luoghi non ero mai stato prima di allora, nè avevo la più pallida conoscenza del percorso. Errammo per cinque ore, salendo e scendendo sui fianchi della montagna. Alla fine ci trovammo sul fondo di un canalone dove, per tornare ragionevolmente a valle, occorreva "saltare" un torrente. La distanza da coprire era modesta, un paio di metri scarsi, resa però psicologicamente difficile dal fatto che si passava in volo sopra una piccola cascata; sbagliare significava come minimo rompersi una gamba o peggio. Una rincorsa di 5-6 metri ci consentì di compiere facilmente l'impresa e di li poco eravamo a casa. All'inizio il mio amico chiese un paio di volte delucidazioni sulla direzione di marcia, poi smise definitivamente. Si era convertito anche lui a quel magico errabondo piacere. Così facemmo per tutti i giorni di quell'estate. Così continuai per i successivi 32 anni.



Nel Bosco 1

Nel Bosco 2

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Gran belle foto, complimenti. Questo racconto mi riporta indietro ai miei primi undici anni di vita (ormai 43 anni fa), quando passavo tre mesi all'anno tra le montagne e sul confine tra Italia e Svizzera (le zone dove è nata e vissuta mia madre). Quanto girovagare libero e felice, certo che l'amore e la passione per l'ambiente alpino, tanto ci hanno messo i miei ma forse molto è nato anche da lì.
Guido

Anonimo ha detto...

fai, di una passeggiata, una poesia.Princy60;-)***

Anonimo ha detto...

Cara Princy60, camminare nel bosco è una esperienza così emozionante e coivolgente che perfino io riesco a rappresentarla come fosse una poesia. Chi non è in grado di farlo fisicamente può utilizzare la fantasia. Il risultato non è meno intenso. Proprio come Salgari, che ha scritto di paesi lontani e di straordinarie avventure di mare, senza mai essersi allontanato dall'Italia.

a presto

Anonimo ha detto...

@Guido. Sono convinto anche io che molto dell'amore e di una passione che ti accompagna per la vita è legato alle esperienze dell'infanzia. Per questo io ho portato mia figlia nei boschi a partire dagli 11 mesi e gli ho insegnato ad arrampicarsi per i prati prima che a camminare.

a presto sui ns Blog

Stella ha detto...

Sò di che parli, sò di che si tratta, il dolce cammino nei boschi. E' il luogo in cui più mi ritrovo, è la mia culla, è l'amore dei miei nonni, il profumo di polenta che arde sul fuoco, è l'odore del faggio tagliato di fresco, è il passo lento e cadenzato, attutito dal morbido muschio, e dal crepitio delle foglie secche, del nonno che sale il sentiero...

Silenzi d'Alpe ha detto...

@Stella. Grazie del tuo bellissimo e pertinente commento.