giovedì 1 settembre 2011

SOMMERWANDERUNG

GrasleitenKessel 1
La Conca del Principe, Grasleitenkessel, vista da lato del Passo Molignon

La capricciosa instabilità meteorologica che fino a poco tempo fa dominava l'estate sembra ormai concedere una tregua. Si può quindi pensare di fare qualche escursione più impegnativa senza temere il rischio di poco piacevoli, spesso pericolose, intemperie di alta quota. Decido quindi di compiere uno dei classici giri, magari un po' lungo ma senz'altro appagante per la straordinaria bellezza dei luoghi visitati.
Parto di buon mattino dopo la mia consueta colazione energetica non meno ardita dell'impresa che mi aspetta. Uova con lo speck, formaggio, pane appena sfornato, succo di mela (Apfelsaft di Siusi !!), caffè a volontà, torta e biscotti. Obbiettivo: traversare l'Alpe, salire la Forcella dei Denti di Terrarossa, Rosszahnscharte, arrivare all'Alpe di Tires, Tierser Alpl, raggiungere il passo Molignon, Molignon Pass, traversare la Conca del Principe, Grasleitenkessel, salire al Passo Principe, Grasleitenpass, e ritorno. Viveri: una borraccia con l'acqua dell'Alpe. Note particolari: in solitaria senza solitudine.

Una variente più alpinistica sarebbe quella di ritornare scendendo al rifugio Bergamo, per poi risalire all'Alpe di Tires, Tierser Alpl, attraverso la via attrezzata del Buco dell'Orso, Bärenfalle. Purtroppo è diversi anni che non la faccio, non conosco lo stato attuale della ferrata, e non voglio correre il rischio di arrivare, scoprire che una trappola oltre che di nome anche di fatto, ossia non più agibile, e affrontare il rientro con ... la frontale !!

Grasleitenkessel 2bis
La Conca del Principe, Grasleitenkessel, è uno fra i luoghi più affascinanti e selvaggi che si possano trovare da queste parti. In compenso è anche fra i più ripidi che conosca. Occorre, come io spesso ripeto, scendere con le marce basse ingranate e il freno a mano tirato, se non si vuole correre il rischio di tramutare l'Abstieg (Discesa, appunto) in un Abschied (Addio) prematuro !!!!
Malgrado sia una splendida giornata in pieno periodo estivo non vi è anima viva; mi inabisso con la sola compagnia di me stesso in un silenzio assoluto. Sull'altro versante finalmente incontro un essere umano. Una persona decisamente avanti negli anni munita di caschetto e imbrago, l'attrezzatura di chi fa roccia, che arranca con molto fatica. Lo supero agevolmente, per ora, chiedendomi se alla sua età, ossia fra pochissimo, saprò essere come lui.
Poco dopo vengo circondato da un gigantesco stormo di corvi che atterra e permane con assoluta noncuranza a brevissima distanza dal sottoscritto. Sembra di essere sul set cinematografico del remake del film di Hitchcock, ma non vedo in giro macchine da presa.


Grasleitenpasshuette


Arrivato al Rifugio Passo Principe, Grasleitenpasshütte, mi rendo conto che qui invece stanno girando Quo Vadis e Ben Hur contemporaneamente. Faccio un bagno di folla e di acqua, versandone un poco dalla borraccia sulla mia testa e riparto alla volta del Passo Principe, camminando da solo in mezzo ad una moltitudine di festosi gitanti.
Sulla via del ritorno alcune nuvole scure provenienti dal Catinaccio, Rosengarten, si affacciano minacciose. Decido di accelerare salendo verso l'azzuro che sovrasta l'Alpe, prima che queste dita nere di pioggia mi possano ghermire, trasformando la Conca ... in un catino.

Grasleitenkessell 8

Niente di meglio per ridare tono muscolare alle gambe dopo quasi 7 ore di Wanderung che risalire a passo di carica questo bel percorso verticale !

Rosszahne 2

Lasciato alle mie spalle il piccolo tratto in corda fissa mi dirigo verso la Forcella dei Denti di Terrarossa, Rosszahnscharte. Mentre la discendo avverto un rumore secco, che ben conosco, provenire dall'alto: è una scarica di sassi. In realtà si tratta di un paio di piccoli macigni che rotolano sul lato sinistro della Forcella, assai lontano dal sentiero che dovrei percorrere. Evito lo zig zag della rotta segnata e calo in verticale in caduta libera verso i pascoli dell'Alpe. Arrivato ai suoi morbidi prati mi volto: disegnato sulle roccie mi sembra di scorgere, in lontananza, un volto dal sorriso beffardo. Sono gli spiriti della montagna che benignamente mi hanno lasciato la vita, per questa volta, e saziato l'anima, come sempre.

Grassleitenkessel 4
GrasleitenKessel 5
Grasleitekessel 3Grasleitenkessel 7

14 commenti:

Christomannos ha detto...

Mamma mia che bel giro. Non l'ho mai fatto tutto insieme ma ogni singolo metro ho avuto la fortuna di assaporarlo anch'io a piccoli sorsi. Sono luoghi bellissimi e bellissime sono le tue foto.
Grazie e ciao
Mario

Silenzio d'Alpe ha detto...

@Christomannos. Grazio Mario, il giro è in effetti un po' lungo, come dici tu una bella bevuta, ma, se non ti strozzi, sicuramente merita !!

ciao e a presto sui ns Blog

loredana ha detto...

Mi fai ricordare quando, in tempi purtroppo lontani, girovagavo anch'io per le montagne. Ora, per problemi di schiena di mio marito, non possiamo più, e ci limitiamo alle passeggiate. E ricordo benissimo uno stormo di taccole su alla Roda di vael, che quasi ci rubavano i panini dalle mani :-)
Un caro saluto
Loredana

Silenzi d'Alpe ha detto...

@loredana. Io una decina di anni fa avevo un ernia espulsa con tavolo operatorio già fissato. Sono guarito con la fisioterapia e camminando, all'inizio molto lentamente. Ciao e a presto sui ns Blog e nelle ns montagne Andrea

mario ha detto...

Che bel giro. Era proprio quello che mi avevo prefisso quella domenica di luglio che ho descritto nel topic, ma purtroppo il tempo mi ha costretto al rientro anticipato. Ma il prossimo anno voglio proprio riprovarci, magari passando proprio per il Barenloch.

E, magari, incontrarci.......

Elena ha detto...

Chissà qual’ è il senso profondo dell’amore per le altezze e le profondità. Me lo chiedo perché alcuni percorsi, alcuni luoghi, se nutrono l’anima, è perché - penso - permettano una risonanza tra la geografia corporea e quella immaginale e culturale. E’ come se alcune mete ci consentissero un varco nei nostri confini psicologici e dei nostri limiti.
Quest’estate ho avuto bisogno di alture arse dal sole del Sud. James Hilmann, descrive la necessità di viaggi esplorativi a Sud e, quindi, nel profondo per argomentare come i tòpoi corporei coincidano con quelli psichici. In un suo splendido libro, definisce questo richiamo come varco e abbandono dei nostri confini psichici, troppo spesso legati ad un io prometeico, eroico, settentrionale, protestante … “che sordo a ogni richiamo se non allo squillo della tromba (…), lottando si fa strada tra scelte binarie e avanza, responsabile e impegnato, verso la luce, ricacciando via da sé l’anima e l’oscurità” (Hilmann, 1975, Re-visione della psicologia, p. 371).
La Grecia, il Sud, e il bisogno profondo di affrontare alture brulle, ventose e arse dal sole coincide con il mio bisogno di essenzialità, di silenzio che mi ripari dagli squilli di tromba.
Abbiamo forse bisogno di altezze, come direzione geografica che ci orientino, oltre i nostri confini psichici, nel nostro bisogno di essenza, nella nostra fame di conoscenza. Una conoscenza che “comprenda” e non “spieghi” le profondità di noi stessi e che ci orienti verso il mondo. E qui mi viene in mente l’immagine dell’uomo vitruviano di Leonardo, le cui proporzioni ideali rimandano ad un rapporto armonico con il mondo. E penso anche che questa “armonia” non sia altro che una simmetria, se non una vera e propria coincidenza, tra la conoscenza di sé e quella del mondo, tra i nostri abissi e gli orridi delle montagne di cui abbiamo così urgenza.

montagne sottosopra ha detto...

letto piacevolmente tutto d'un fiato, un bel racconto carico.
In parte ci sono passato in questi posti ma sempre tra la folla purtroppo.

Anch'io ho curato il mal di schiena ( ultiva vertebra della colonna spostata ) riprendendo a camminare, sono 5 anni che non ho più nulla.

Un saluto

Silenzi d'Alpe ha detto...

@Mario. Bene, così ci darai notizie sul "Buco dell'Orso" ! Ciao e a presto sui ns Blog e nelle ns montagne Andrea

Silenzi d'Alpe ha detto...

@Elena. Cara Elena, parafrasando la frase di H. Hesse "La vita di ogni uomo è una via verso se stesso" si può ben dire che ogni sentiero percorso dall'uomo è una
via verso se stesso. Più di due secoli fa lo "Sturm und Drang" si poneva il problema del rapporto dell'uomo con la Natura e di come la Civiltà di allora lo avesse corrotto. Pensa cosa potrebbero dire oggi della nostra fragorosa inciviltà !!! Da qui la necessità sempre più forte di ricercare il silenzio per fuggire, per guarire da questa nostra Società malata di rumore. Ciascuno di noi poi lo trova là dove vuole, che sia l'alta quota, il deserto, il mare, la Magna Grecia o dove meglio risuona la propria anima. Ciao, grazie e a presto sui ns Blog

Silenzi d'Alpe ha detto...

@montagnesottosopra. Grazie del tuo commento Luca ! La montagna guarisce oltre che alla mente, anche il corpo !!!

Mandi Andrea

frivoloamilano ha detto...

Le citazioni e le belle foto sono il tuo forte Andrea ma anche la tua resistenza non è da meno e ti assicuro che con il passare degli anni si sbuffa solo un pò di più, la "velocità massima" si riduce ma immutato resta l'amore per i monti.

un caro saluto

Silenzi d'Alpe ha detto...

@frivoloamilano. Quello, l'amore per i monti caro Flavio, è sempre immutato. Sperando però che anche la testa faccia come le gambe, ossia si sbuffa un po' di più, la "velocità massima" si riduce etc etc... :)

Ciao Andrea

nonnatuttua ha detto...

Sono senza fiato per la bellezza di queste montagne e del tuo "viaggio" come se l'avessi fatto anche io!
Che bella sensazione deve essere quella di assaporare la gioia delle distanze superate e anche delle paure e delle difficoltà....

Silenzi d'Alpe ha detto...

@nonnatuttua. E' il contatto con la Natura che è sempre un misto di bellezza, violenza, silenzio, aria, sole, nuvole. Impari a conoscere te stesso attraverso il riconoscimento dei tuoi limiti. Ciao e a presto sui ns Blog