LA TRACCIA DEL PRIMO SILENT TALE
(Patrizia da Numana) ... risvolto della tovaglia immacolata e accarezza delle pieghe invisibili senza cambiare nulla: è Andreas, la cameriera. Da quando si sono conosciuti non parla quasi mai, mantiene nelle sue frasi un vuoto antico, quello del suo spazio. “Gradisce ancora qualcosa?”La sua voce rimbomba nel dolce tepore di una sala troppo stretta tra bevitori e bicchieri appannati. Rimane in silenzio, Stefano. Un sorriso assente si fissa sulle sue labbra aprendogli una visione di sogno: si ritrova fuori nel freddo della sera, protetto dal vecchio, amato loden quando un vento pungente esala alle sue narici un aroma intenso, un profumo appena conosciuto: “Sara!” le grida, ma nel silenzio percepisce la lontananza di quel richiamo. Lei scosta la sciarpa dal viso diafano e fluttua leggera per sentieri segnati dalla luna, fioca ed esile. Stefano la rincorre, ha il respiro affannato, cerca di raggiungerla, di toccarla ma scopre l’ampiezza della loro distanza, il bagliore di una speranza fantasma, il gelido dolore della ricerca di lei.“Si, una coppa di lamponi caldi o heisse Liebe. E tu Marta hai già scelto? Marta, ma dove sei?” “Eccomi, se solo aprissi gli occhi un po’ di più…” “Che ne dici di questo… reperto?” aggiunge, stendendo sull’angolo del tavolino un foglietto bagnato e lacero. “Sembra una pagina di diario. Mi pare di poter leggere un nome.” Felice Stefano s’immerge in quel sorriso dolce e umido della compagna, vera camminatrice dei mondi vuoti e inconsapevole portatrice di segreti da lui attesi.
(Francesco Marchioro) ... Si sente un’auto frenare e una persona scendere con una torcia in mano, illuminando il ciglio della strada sommerso nella notte. Poi una mano ferma e fredda impone un silenzio perentorio: “Fermo dove si trova. Non faccia gesti inconsulti. Se riesce mi dica il suo nome!” Si sente un nome. Allora il panciuto poliziotto ripete quel nome al collega che è rimasto nell’auto: “Stefano Angeli, così dice di chiamarsi. Ma dubito sia proprio questo il suo vero nome.” Mentre l’uno si attacca al telefono per indagare sull’identità dello sconosciuto, l’altro osserva da vicino quel giovane uomo, barcollante e dai vestiti laceri, forse semi ubriaco o in preda agli effetti di una qualche droga. L’uomo non smette di parlare di luoghi e fatti in modo confuso, frammentario, tra lo spaurito e lo spaesato. La giacca, strappata sul lato sinistro, è un po’ più in là, sul marciapiede all’ingresso di un lussuoso palazzo, mentre sulla gamba destra c’è un taglio longitudinale e un violaceo raggrumo di sangue. Alle due di mattina non c’è molta gente in giro né si può facilmente pensare che quel signore sia reduce da una qualche innocua bevuta tra amici. Il poliziotto, dopo aver ordinato al collega di chiamare un’ambulanza, lo incalza: “Mi vuole dire che ci fa qui, a quest’ora? Come mai è conciato in questo modo? C’è stata una rissa, un’aggressione?” Stefano non capisce cosa gli stia accadendo, chi sia quella persona che lo trattiene in quel luogo, lo interroga su cose che sono solo sue, nient’altro che sue. Cerca di alzarsi per ..andarsene, ma una fitta alla coscia lo raggela e blocca. Intanto, dalla mano destra scivola giù, lentamente ma inesorabilmente
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(Patrizia da Numana)
risvolto della tovaglia immacolata e accarezza delle pieghe invisibili senza cambiare nulla: è Andreas, la cameriera. Da quando si sono conosciuti non parla quasi mai, mantiene nelle sue frasi un vuoto antico, quello del suo spazio. “Gradisce ancora qualcosa?”
La sua voce rimbomba nel dolce tepore di una sala troppo stretta tra bevitori e bicchieri appannati. Rimane in silenzio, Stefano. Un sorriso assente si fissa sulle sue labbra aprendogli una visione di sogno: si ritrova fuori nel freddo della sera, protetto dal vecchio, amato loden quando un vento pungente esala alle sue narici un aroma intenso, un profumo appena conosciuto: “Sara!” le grida, ma nel silenzio percepisce la lontananza di quel richiamo. Lei scosta la sciarpa dal viso diafano e fluttua leggera per sentieri segnati dalla luna, fioca ed esile. Stefano la rincorre, ha il respiro affannato, cerca di raggiungerla, di toccarla ma scopre l’ampiezza della loro distanza, il bagliore di una speranza fantasma, il gelido dolore della ricerca di lei.
“Si, una coppa di lamponi caldi o heisse Liebe. E tu Marta hai già scelto? Marta, ma dove sei?” “Eccomi, se solo aprissi gli occhi un po’ di più…” “Che ne dici di questo… reperto?” aggiunge, stendendo sull’angolo del tavolino un foglietto bagnato e lacero. “Sembra una pagina di diario. Mi pare di poter leggere un nome.” Felice Stefano s’immerge in quel sorriso dolce e umido della compagna, vera camminatrice dei mondi vuoti e inconsapevole portatrice di segreti da lui attesi.
Silent Tales: Racconto Giallo agg. 25/02/07 ore 12.10
ATTENZIONE: Silent Tales, Racconto Giallo, aggiornamento del 06/05/07 ore 19.10
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