lunedì 19 maggio 2008

UNA PASSEGGIATA NEL TEMPO AI 5 CONFINI

Fiori 2Fiori 1

L'umile possanza dei fiori di montagna in primavera,
"Myricae
arbusta iuvant humilesque myricae"


L'idea di domenica era quella di salire verso la sella dei Jacci per poi discendere le valli erbose sottostanti il versante nord-est del Terminillo verso Leonessa. In questa stagione, in primavera, sui quei prati è possibile assistere ad una vera e propria esplosione di magnifici colori, con splendide e rare fioriture.
Giunti al
rifugio del CAI "A. Sebastiani", 1820 m., il generale inverno sbarra il nostro cammino. Sembra una gigantesca colata lavica, fatta però di ghiaccio e di neve, che ricopre e ostruisce tutte le strade e i sentieri. Per proseguire ci vogliono i ramponi e noi siamo con i bambini. Sopra la nostra testa, la vetta del Terminillo mostra il suo volto scuro, ironia della sorte, chiazzato solo quà e là da piccoli nevai.
"Ciò che vedete è l'effetto della nevicata di Pasqua, qui sono caduti almeno due metri di neve" ci spiega il gestore del rifugio e consiglia di ridiscendere verso una località chiamata 5 confini, famosa da quelle parti per lo sci da fondo, e con boschi non meno belli, assicura, di quelli previsti dal nostro programma. Velocemente raggiungiamo il luogo proposto, lasciando alle nostre spalle dei monumentali condomini che, conclusa la stagione sciistica, giacciono abbandonati e silenziosi. Qui ora la pace e la tranquillità regnano sovrane.

Camminare in montagna in questo periodo dell'anno da a questa esperienza un tocco di incomparabile magia: è possibile passeggiare a proprio piacimento nel tempo e nelle stagioni. Pochi passi ed ecco che in un anfratto esposto a nord l'ultima neve e gli alberi ancora brulli dipingono un'isola di tardo inverno. A breve distanza, in un fazzoletto di terra, il sole brilla tra i rami: spuntano quà e là fiori dai colori sgargianti che così salutano la primavera. Più avanti in un prato assolato lo smeraldo dell'erba, già pronta per il pascolo, annunzia l'arrivo imminente dell'estate. Tornando nel sottobosco, il morbido e croccante tappeto di foglie secche mostra l'umile splendore dell'autunno.

L'uomo tende a vivere il tempo in una dimensione lineare, una freccia che la nostra società rende sempre più veloce, talvolta travolgente. Diversamente dalla Natura, il cui divenire è un ciclico eterno ritorno, le stagioni. Chi abita nelle moderne città ha perduto questa circolarità del tempo, ben conosciuta dalla civiltà contadina. Recuperare un termine di paragone, di confronto, Gleichnis per usare le parole di Goethe, è lo streben, l'andare oltre, che può contribuire a preservare il rapporto fra esseri umani e il mondo in cui tutti noi viviamo.
Camminando nello spazio si ritrovano i sensi del tempo.


Salì pensoso la romita altura
ove ha il suo nido l'aquila e il torrente,
e centro della lontananza oscura
sta, sapïente.

Oh! scruta intorno gl'ignorati abissi:
più ti va lungi l'occhio del pensiero,
più presso viene quello che tu fissi:
ombra e mistero.


(da Myricae, Pensieri, La Sapienza, di G. Pascoli)



WebRoll

  • Rifugio CAI "A. Sebastiani"

  • Fondazione G. Pascoli, i manoscritti, fotografie, gli studi critici e poesie di Giovanni Pascoli


  • inverno

    Un angolo di tardo inverno


    faggibosco di faggi

    Faggete nei boschi prospicenti la località "5 confini", Monte Terminillo


    DSC00755

    Abeti e Faggi si fronteggiano in un dolce declivio

    4 commenti:

    Anonimo ha detto...

    E' vero! In città, le stagioni sono tutte uguali, in campagna i notano tutti i particolari che mutano nel tempo. ;-)***

    Andrea Fellegara ha detto...

    Anche se, cara Marina, sia in città che in campagna, lì un po' meno magari, con le serre e il mercato globale, frutta e verdura di stagione praticamente non esistono più. Anche questo contribuisce alla perdita della circolarità del tempo.

    Anonimo ha detto...

    Andrea,
    questo è per me, ormai da anni, il tempo in cui, finita la lunga stagione invernale, si riscopre il gusto di girare in bicicletta per i paesi, le capezzagne tipiche della "bassa". C'è tanta storia, tanta cultura, dimenticata dai più ed in parte dai suoi stessi abitanti. Sono un "po'" preso ma mi piacerebbe scrivere qualcosa sul mio blog e penso che lo farò, delle osterie, dei mulini del cremasco, del cremonese, della storia che ancora si trova girando a ritmo lento la domenica per le nostre zone. Ormai è tanti anni che dedichiamo, tutta la mia famiglia, almeno un paio di mesi all'anno a questo modo di "vivere" i luoghi in cui abitiamo. Si abitiamo in campagna e cerchiamo di viverla con l'animo di vuole conoscerla fino in fondo. Ti assicuro che le emozioni sono le stesse che provo o che proviamo di fronte ad una grande montagna. In fin dei conti non c'è nulla di diverso, sono solo due modi diversi di esprimersi del mondo che circonda, l'importante è riuscire e continuare ad apprezzarli sempre. Spero di mantenere a lungo la voglia di stupirmi ancora. Ciao Guido

    Anonimo ha detto...

    Caro Guido, sono sicuro che questo tuo girare in bicicletta è a tutti gli effetti un Wanderung nella sua più pura e romantica accezione del termine. Se ci renderai partecipi, attraverso il tuo Blog, di questi mondi che incontri, farai cosa grande. Un abbraccio Andrea