VIAGGIO ALLA BOCCA DELL’INFERNO … O DEL PARADISO ?
Come apparivano questa mattina i crateri sommitali dell'Etna poco sopra la "casa di Empedocle" alla quota di circa 2900 metri
Un leggenda narra che Empedocle, filosofo greco, si gettò nel cratere dell’Etna per accreditare, con la sua sparizione, la voce che fosse stato assunto fra gli dei e, come il cratere stesso, espellendo uno dei suoi sandali bronzei, avesse palesato la verità. Il Mungibeddu, nomignolo di derivazione araba, o più semplicemente, "a muntagna" come viene chiamato qui in Sicilia, dopo i capricci climatici di ieri, oggi ci regala a sprazzi dei meravigliosi squarci di azzurro, visibili però solo a partire dai tremila metri. Raggiungiamo i crateri della spaventevole eruzione del 2002 (chi voglia vedere o ricordare i suoi effetti spettacolari può trovare una antologia di video su Youtube ).
Mentre camminiamo ogni piccola accelerazione fa balzare il petto in gola per la gioia di essere qui e per l’altitudine. Un vento gelido spazza l’orlo del cratere; eppure se provi a sederti il caldo delle rocce ti fa sentire come accoccolato su di una gigantesca Stube tirolese. Questa montagna, così diversa da quelle a cui siamo abituati, non dorme. Senti il suo sangue pulsare sotto i piedi: è un paradiso con il sapore dell’inferno. In punta di scarponi ed in silenzio ci avviciniamo ad una delle bocche ancora attive di questo vulcano, ormai ridotta ad una parvenza di quello che fu.
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